Francesco provaci!

  • News

Il 10 giugno 1984 la Gazzetta dello Sport dedicava il titolo di prima pagina “Francesco, provaci!” a Francesco Moser, allora impegnato nell’ultima tappa del giro d’Italia. Moser vinse, e quello stesso giorno un altro Francesco, meno celebre ma altrettanto determinato e preparato, nella testa prima che nei muscoli, vinceva il secondo titolo europeo della sua carriera velica ribaltando una situazione a dir poco disperata.

Il rivale di allora, Alberto Signorini su “Pall’e’ Cannone” del compianto consocio Peppe Leonetti, in quello stesso giorno conduceva la classifica del campionato europeo J-24, e si preparava ad affrontare l’ultima decisiva prova.

Per ribaltarla, l’allora 24enne Francesco (de Angelis) su “Le Coq Hardì” I-98, doveva compiere un vero e proprio miracolo: vincere l’ultima prova e far arrivare terzo il bravissimo Alberto, che quasi mai aveva fatto peggio di secondo!

Le Coq Hardì, per nulla avvilito dalla situazione, aveva già compiuto il suo piccolo miracolo: nella penultima prova grazie ad un “tacking duel” per dirla come gli anglosassoni, più semplicemente duello di virate, perdeva volutamente posizioni trascinando con sé verso le retrovie anche l’ignaro Signorini, impegnato nel controllo della nostra barca da posizione più favorevole.

Solo così, in base ai calcoli al volo di bordo, precisi anche senza computer, il rivale di allora poteva essere battuto in classifica: interponendo una sola barca fra noi e l’altra, cioè de Angelis primo e Signorini terzo, nell’ultima prova.

Il caso volle che il 10 giugno 1984, giorno della “finale”, la Gazzetta dello Sport uscisse con un magnifico titolo dedicato a Moser: “Francesco, provaci!”.

Gianpaolo, Maurizio, Raimondo e Roberto, compagni di barca di Francesco d’allora, non esitarono un attimo. Dire e fare fu tutt’uno, i caffè ed i cornetti napoletani della prima colazione dal mitico Moccia in via San Pasquale a Chiaia, rimasero sul banco; e via di corsa a bordo con forbici ed adesivo. Dovevamo arrivare in barca prima di Francesco, lui doveva assolutamente trovare quel titolo fresco di giornata sulla poppa di “Le Coq Hardì”. Pur senza alcuna esperienza in psicologia, la mossa era semplice: caricare il timoniere senza responsabilizzarlo con ulteriori gravami, del tipo “devi, fai, vogliamo”.

Coltello fra i denti, la regata partì. Come, inutile dirlo: dopo una prima partenza annullata in cui “Pall’ e’ Cannone” di Leonetti/Signorini era in scacco e con una facile protesta a suoi danni, nella seconda e valida partenza Signorini è primo, de Angelis secondo! Solo la grande concentrazione e tensione, evitò infinite bestemmie. E per non fare ancora arrabbiare il nostro amico Alberto decorsi tanti anni da allora, evitiamo i particolari dell’impresa – felicemente riuscita nella terza ed ultima bolina – sintetizziamo gli ingredienti del giorno: determinazione, volontà, e soprattutto tantissima cazzimma, quel vocabolo napoletano incomprensibile per chi napoletano non è, e tanto caro a Francesco proprio perché impossibile da tradurre.

Anno 2000. Candido Cannavò era allora Direttore della Gazzetta dello Sport, e si fa vivo due giorni prima della regata decisiva Luna Rossa/America One delle finali della Louis Vuitton Cup 2000 di Auckland, vinte magistralmente dal nostro Francesco al timone di Luna Rossa I-45 contro America One di Paul Cayard. Il dott. Cannavò, siciliano caliente, si attacca al telefono per chiedermi il pezzo che state leggendo, fino allora inedito. Ovviamente negatogli, in attesa dell’esito delle finali, per non rompere il talismano … ma soprattutto l’amicizia con Francesco!

Sempre la Gazzetta dello Sport in persona del responsabile archivi di Milano, era stata disturbata molto tempo prima, proprio per reperire quel titolo in originale. Sforzo vanificato dal disservizio postale, cui ha rimediato un guizzo, tutto napoletano del consocio Stefano Buccafusca, dirigente e giornalista “La7”, con un suo blitz negli archivi romani.

Dopo pochi giorni quella benedetta Gazzetta del 10 giugno 1984 , in busta chiusa e sigillata recante a chiare lettere le istruzioni per l’uso, era ad Auckland in mani molto fidate: Lars Borgstrom, team Luna Rossa, oggi membro del CD del Circolo Italia di Napoli, e sua moglie Rossella, giornalista sportiva ad Auckland. Ovviamente amici, napoletani, scaramantici, e fidatissimi.

E quando il 4 febbraio sera Luna Rossa aveva già subito il 3 a 4 da America One di Paul Cayard, è bastato un altro sguardo, così come nel 1984: caffè lasciati sul banco, l’adesivo aveva prudentemente viaggiato in valigia con trasparente semirigido protettivo, e zac!, il glorioso vecchio titolo era di nuovo, a sorpresa, dove solo Francesco poteva vederlo: dietro la porta della sua stanza d’albergo, nel ritiro Prada di Auckland, al momento giusto, il mattino prima della regata, quando la tensione sarebbe stata già al massimo, ma gestita in piena privacy.

Complimenti Francesco, complimenti Gazzetta dello Sport, giornale sportivo di casa nostra. Anche alla Louis Vuitton Cup 2000 il talismano ha funzionato. Il nostro auspicio è che, seppur svelato, continui a funzionare. Vincere o sognare non importa, comunque vada ripeteremo ancora, quando necessario “Francesco, provaci!”.

Roberto Perrone Capano