La Giraglia 2015 vista dall’X41 “le Coq Hardì”
Rolex Cup e 63^ edizione della Giraglia: due eventi fusi in un ampio formato adatto a velisti, navigatori d’altura, ospiti, turisti, o anche amanti della mondanità.
Veleggi, e cogli l’ampiezza e la professionalità dell’organizzazione a cura dello YCI di Genova e dello Yacht Club St. Tropez, sostenuti dal Club di Sanremo e dallo YCF.
Partecipi agli eventi Rolex, e la meticolosa professionalità organizzativa mette quasi in ombra l’evento sportivo. Giungendo a sospingere il nostro sport preferito a fungere da splendida cornice della serata in cui, con semplicità e classe, si mischiano insieme ragazzi, marinai e Vip.
Prima partenza della serie di regate da San Remo alle 24 del 12 giugno, alla fine di una giorno pieno di trasferimento per quasi tutti i regatanti. In banchina la transalpina SFS, VOR 60 ex Eriksson nero carbonio vivo, splende ormeggiata vicino alla slovena Esimit Europa 2, altro mostro tecnologico da 100 piedi.
Al timone l’ex atleta DDR Jochen Schumann, che per i derivisti non ha bisogno di presentazioni. Nemmeno per gli amanti della Coppa America, evento che gli ha donato fortuna. Anche lui in titanio, schiena sempre dritta come un filo a piombo sulle due ruote di Esimit, il cui armatore è uomo della rete Gazprom. Sarà che sia Ellison che Gazprom richiedono uomini al titanio?
Il saluto di Beppe Zaoli, Presidente del club di una Sanremo, apre l’evento, illuminato dai fuochi d’artificio della manifestazione e dai neon colorati dei ristoranti del lungomare. Circa 120 barche in partenza, e con il buio si rischia perché non valgono le mure a dritta o il c.d. vecchio Bargin (passo a chi è sottovento), ma le regole per prevenire gli abbordi in mare. Alla stregua di un semaforo: vedi il verde altrui e passi, vedi il rosso e cedi il passo. Anche i professionisti le dimenticano, e per pochi metri lo Swan 45 sponsorizzato da una famosa scuola match race, se non erro era lui nel buio del golfo di San Remo, non monta a bordo con tecniche stradali, rimediando in extremis.
Arrivo al mattino del sabato nella bonaccia del fiordo di St Tropez per noi piccoli yachts, con la flotta che sopraggiunge e vanifica gli sforzi di una bella notte con il NE di circa 15 nodi e tanto Spi. Vela tradizionale che, una volta tanto, si toglie le pietre dalle scarpe con i “parenti” del gennaker. In porto capisci subito che sei all’estero: pochi secondi e s’ affianca il gommone della capitaneria. Chiede il nome della barca, e t’indica dove puoi ormeggiarti. Non serve discutere, il piglio è tanto cortese quanto fermo: riscopriamo i vantaggi dell’autorità in democrazia, accresciuti dal nostro vivere da meridionali del Mediterraneo. Nel porticciolo turistico partenopeo di Santa Lucia accade più o meno la stessa cosa. Ma a parti invertite quanto ad autorità pubblica.
Ormeggiamo a murata di Aloha, 40 piedi scafo a spigolo e coperta in teak, cabina alla bretone con splendente Valkirya bionda che con la luce del mattino esce a controllare chi avesse disturbato il suo sonno. A bordo da noi, si strabuzzano gli occhi tre volte. La prima, per la “personalità” della velista; la seconda, quando viene seguita a ruota da 4 sonnolenti suoi co-equipier, tutti maschi. La terza, nella seconda costiera, quando sotto gennaker ci svernicia le murate in andatura troppo stretta per lo Spi, girando la maniglia del winch.
Nelle tre costiere dalla domenica al martedì, la folta flotta di circa 160 barche parte suddivisa in tre gruppi: rosso per i Maxi, verde per i Midi, Giallo per i Mini. Ognuno sceglie la propria classifica con la domanda d’iscrizione: IRC ed ORC separano quindi in due le tre flotte, così come le tre regate costiere da 30 mm, ideali per lo sfoggio delle code di pavone dei tanti Maxi yachts partecipanti. Splendori per magnate prima che pavoni, e gioia per i professionisti della vela, che possono trovar lavoro da quando la Coppa America è diventato un affare per pochi. Tuttavia, sono tre costiere senza bordeggio né di poppa né di bolina, che penalizzano un po’ le classi della monotipia in nome dello show sottocosta e della semplicità organizzativa. Tante boline larghe, dove senza un gennaker non hai scampo se in competizione con una flotta moderna di barche disegnate e cucite cliente per cliente (custom, in gergo).
B2, un Tp 52 italiano la fà da padrone, con tre primi e la vittoria nella combinata della San Remo St Tropez con le tre regate costiere.
Splendore nello splendore, l’evento Rolex del lunedì sera. Cena sulle banchine addobbate del fiordo per 2, forse 3 mila persone. Palco con musica dal vivo e volta trasparente, fuochi d’artificio al suono della musica, buffet originale ed impeccabile stile Circ du Soleil. Regìa milanese, ci verrà detto. Allora complimenti alla regìa per la perfezione organizzativa e lo stile. Papavero (il fiore ma non altro) il segno distintivo della serata tanto informale quanto elegante. Non si vede nemmeno un Rolex, e la regìa proietta alle spalle del palco immagini dal vivo delle facce più vivaci e delle riprese dall’elicottero, che non ci ha lasciato mai soli in acqua. Chapeau!, il giudizio unanime, la vela è sembrata essere la sola cornice di quella sera.
Senza tregua per i ritmi dei velisti, si parte alle 12 di mercoledì per le circa 260 mm della Giraglia 2015. 262 barche al via, un grande show, un circus dello sport velico. Carlo Croce, uno e trino quale Presidente YCI, FIV ed ISAF, ci rappresenta alla grande. Lo stile diplomatico è quello del compianto papà Beppe. Ora con i cugini transalpini dello Yacht Club, ora con lo sponsor, ora con i partecipanti tutti, e son tre ossi duri. Bello vederlo all’ombra della tanto datata quanto smagliante pilotina dello YCI “Beppe Croce” e seguire dal vivo le tre partenze delle 3 costiere. Con il giusto applò, senza arie, ma con le le arie dei venti dell’alto Tirreno sì.
Vincerà il Wally 100 Magic Carpet 3 dello YCCS, un Maxi gioiello che precederà niente di meno che un Melges 32, noce agilisssima, super invelata ed accogliente come una canoa indiana sia in coperta che nel buco sotto coperta. I 7 ragazzi francesi hanno sfiorato il colpo grosso, complimenti per lo spirito l’allegria e la tecnica, abbiamo bordeggiato a lungo insieme fra St. Tropez ed il capo d’Hyeres, dove si girava il primo disimpegno, circa20 mm ad ovest della partenza. Poi rotta sulla Giraglia. La rotta scelta dagli skipper ed armatori di bordo Maurizio e Gianpaolo Pavesi, ben 20 mm più a nord della lossodromica, ci ha portato a girare 16^ in tempo reale il famoso scoglio, perfino davanti a Cippa Lippa, mitico carbon-Cookson 50 piedi. Ci siamo sentiti sul podio per qualche ora, davanti a tutti i giganti dell’altura, prima di essere avvolti dalle bonacce liguri: 23 lunghe ore, per percorrere le ultime 80 m.m., superate anche grazie alla pazienza di Picchio Milone ed Aurelio Dalla Vecchia, 5 giochi olimpici in due.
Il bravissimo Ballerini, vincitore in solitario con il suo Azuree 33 davanti a due velisti francesi, ha girato lo scoglio varie ore dopo di noi, ma alle 8 del mattino era già a Genova, puntando verso La Spezia, molte ore prima di noi. Regata affascinante anche grazie ai suoi imprevisti, in un mare pulito e molto vivo. Pesce spada, delfini, pesce luna, pesci volanti, tonni. Tante balene con la magica coda fuori dall’acqua, ed un vero e proprio geiser sul dorso, non il solo soffio.
Albatros, nome di battesimo dell’epico bow-man di bordo, riesce a tirare il sugo fresco con cipolle con 2 kg. di rigatoni, a barca sbandata, letteralmente aspirati dai ragazzi di bordo. Gianluca, Andrea e Francesco non lasciano nulla ai pesci, forse ritenuti troppo snob nei confronti della lenza che, inesorabile ad ogni alba e tramonto, Stefano stende in mare. Lui s’era lavorato quell’acquisto, donandoci uno scatch con il rivenditore francese, impassibile dinanzi a qualsiasi lingua diversa dal francese. Oltre che ad un’impeccabile mimica teatrale dei gesti del pescatore.
Complimenti anche a tutto lo YCI. Sul finto prato del piazzale, dal quale mancavo dalla settimana pre-olimpica del 1992 in classe Soling, ho trovato splendide sale e foresteria nella palazzina destinata ai ragazzi della Scuola Vela “Beppe Croce”. Camerieri pronti a rifocillare i velisti per tutta la notte, accanto a musica e birra a fiumi che sgorgava dal cofano di una Bmw d’inzio ‘900. Staff dei servizio smontato alle 4 am, ma già ai banchi della prima colazione alle 7 am dello stesso giorno. Con il sorriso e la camicia pulita. E complimenti anche ai ragazzi della Scuola Vela del Club dirottati in Segreteria, che ho svegliato alle 6,30 per chiedere le chiavi del parcheggio dello YCI necessarie a partire alla volta di casa dopo una metà notte in foresteria.
Dormivano sulle sedie da lavoro con la testa sulla scrivania, sorridenti e disponibili.
Bello vedere come nei nostri migliori Circoli velici sopravviva il sano spirito di servizio. Allo YCI di certo si. Ad majora anche alla splendida regata, o cornice che sia, della nostra Giraglia. Un collaudato tandem con i cugini transalpini, nonostante al confine terrestre di Ventimiglia spirasse aria di burrasca per l’esodo dei migranti, che contraddistingue la nostra epoca.
Così vicini ed allo stesso tempo lontani dalla ribalta velica. Non era compito della Vela, ma qualcuno, in Europa, dovrà pensare a gestire anche questo tipo di derive. Se il mondo è piccolo, il Mediterraneo è il nostro lago salato.
Dal porticciolo Duca degli Abruzzi, il 20.VI.15
Roberto Perrone Capano
www.farevela.net/2015/06/26/giraglia-il-punto-di-vista-dallx-41-le-coq-hardi/